Ho terminato da poco una sessione di coaching con una ragazza che ha difficoltà nelle relazioni di coppia.
Uso il termine al plurale, perché come ha detto lei, non ha mai avuto una relazione stabile.
E’ una donna molto intraprendente e si è rivolta a me perché vuole capirne di più.
Durante il nostro dialogo più volte mi ha ripetuto la stessa frase: “Quando qualcosa inizia a non andare per il verso giusto, io mi metto sempre di discussione.”
Questo atteggiamento va sicuramente bene quando ci si vuole migliorare o quando si vuole far funzionare un rapporto, al contempo è necessario prestare molta attenzione nel valutare cosa avviene a livello di identità.
Quando qualcosa non va è utile capire dove (eventualmente) si sta sbagliando ma è importante non cadere nel tranello di trasformare questo evento in “io sono sbagliata” facendo partire un flusso di pensieri che va a cancellare completamente tutte le cose positive che facciamo, evidenziando solo le negative o mettendo in discussione la propria identità.
Ho fatto delle domande più specifiche durante il nostro incontro e ne è emerso che quella frase “Non ho mai avuto una relazione stabile” per lei significava “sono sempre io il problema”.
Abbiamo approfondito ancora di più il tema, lavoro molto con le domande e, un altro aspetto che è uscito è che, se da una parte era comodo per lei fermarsi a “sono io il problema”, giustificando ogni fallimento, dall’altro un po’ alla volta la sua identità e la sua sicurezza si stavano sfaldando.
Questo è uno schema che ho notato ripetersi in più donne che ho seguito, e non solo relativamente alla relazione di coppia ma in ogni ambito, e questo intacca profondamente l’autostima.
In una relazione, che sia con il partner, che sia al lavoro, o in qualunque altro contesto, definirsi “sono io il problema” genera il problema!
La cosa importante su cui riflettere è che questo pensiero depotenzia oltre che la nostra autostima anche il nostro potere di agire, è come una rassegnazione, visto che “sono fatta così non c’è nulla da fare”. Ed è qui l’inghippo. Prima di trarre conclusioni è importante sapere che tra te e il risultato finale ci sono molti aspetti che devono essere messi in discussione e analizzati.
Può essere che tu non sia sbagliata ma, ad esempio tu abbia avuto un comportamento sbagliato…
Può essere anche che tu abbia delle aspettative su di te o sugli altri molto rigide e che magari possano andare bene per te ma non per le altre persone…
Può essere che in buona fede tu abbia fatto delle cose, ma non erano quelle giuste da fare…
Capisci, prima di mettere in discussione la tua identità, ci sono altre cose da esplorare!
Nel Coaching si lavora molto con i Livelli Logici di Robert Dilts. Immagina una piramide, partendo dalla base troviamo l’Ambiente, a salire i Comportamenti, le Capacità, le Convinzioni, i Valori, l’Identità e la punta in alto è rappresentata dalla Missione
Ci è utile sapere questo perché solitamente “il problema non siamo noi” ma è in uno dei vari livelli.
Ecco perché nel lavoro della sessione di oggi abbiamo iniziato ad analizzare l’ambiente in cui la ragazza vive, e già qui è emerso che molte delle amiche che frequenta non hanno relazioni stabili, i suoi genitori non vivono più insieme da anni…
Abbiamo approfondito poi i comportamenti: la paura di perdere per l’ennesima volta il compagno, le faceva compiere delle azioni di gelosia a volte ingiustificate…
Da qui siamo passate ad analizzare alcune convinzioni, e sono uscite cose interessanti.
Il lavoro non è ancora finito, ci sono altri aspetti che devono essere esplorati, ma da subito una cosa è emersa, il suo senso di leggerezza, la riconquista del suo potere e la consapevolezza che il suo valore come donna è indipendente dalle relazioni che ha.
Ha imparato che prima di mettere in discussione sé stessa, sgretolando la sua autostima e sentendosi frustrata, è utile esplorare altri aspetti. E questo per lei è stata una svolta molto importante perché non attaccando sé stessa ha ora la forza e il coraggio di reagire e di agire in modo diverso.
E questo vale anche quando non otteniamo i risultati che vorremmo. Prima di dire “sono incapace” chiediti: ero nell’ambiente giusto? In questo ambiente potevo ottenere i risultati a cui auspicavo?
Mi sono impegnata costantemente? Ho lavorato in modo strutturato?
Avevo le competenze e le conoscenze necessarie per arrivare a quel risultato?
Sono partita convinta di riuscire o già dubitavo di me?
Ciò che dovevo ottenere era in accordo con i miei valori?
Già rispondendo a queste domande noterai come quelli che prima chiamavi “fallimenti” ora sono ottimi punti di partenza per migliorarti, correggere la rotta, e indirizzarti più agevolmente dove vuoi arrivare. Il tutto senza mai mettere in discussione il tuo valore. Quando capisci il livello su cui c’è da lavorare, e ci lavori, farai una trasformazione sostanziale: sarai la tua migliore amica invece che la tua peggior nemica!
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Renata